Archivio | aprile, 2011

Interruzioni e riprese

29 Apr

Oggi è il giorno di Showa, dedicato all’imperatore Hirohito nel giorno del suo compleanno. Dall’anno della sua morte (1989), il 29 aprile era stato chiamato il giorno verde, sembra per celebrare l’amore di quell’uomo per le piante. Poi, dal 2007, qualche politico ha ripristinato il riferimento diretto al genetliaco. Io ho orgogliosamente lavorato, anche se da oggi cominciano le celebrazioni della settimana d’oro.

Da oggi ho deciso, a distanza di 7 settimane dal sisma, di interrompere la pubblicazione sulla testata IL POST di quello che scrivo su questo blog. Preferisco riversare liberamente qui anche quello che ai lettori di un quotidiano non interessa.

Stamattina, mentre viaggiavo su una linea JR, ho visto che nello spazio dedicato alle informazioni su guasti e ritardi, c’era un avviso di ripristinato servizio: la linea Tohoku dello Shinkansen ha ripreso a funzionare. Per la golden week si potrà andare col treno superveloce fino a Shin-Aomori per la prima volta dall’11 marzo.
I giapponesi hanno i treni nel sangue, oggi sono andato a casa di una famiglia il cui c’era un bambino che come giocattoli aveva quasi solo trenini, quasi solo shinkansen di ogni taglia. E anche gli adulti ripongono molto del proprio ardore nelle linee ferrate, se alla stazione c’erano dei tifosi con dei cartelli che celebravano il ricongiungimento ferroviario del paese.

Ah, dimenticavo, dedicato a Showa Tennou, il mio pranzo di oggi: naturalmente cucina cinese.

argine

28 Apr

Tokyo è una città avara di spazio, si sa.
Ma io conosco un posto in cui si può provare la sensazione imprevista di non avere nessuno nel raggio di un chilometro. Ci vado abbastanza spesso, se il tempo è bello, se ho tempo, se ho voglia di suonare il sax all’aperto, se è arrivata la primavera.
Da lì si vede un fiume abbastanza grande e sporco, una selva infinita di viadotti che si intersecano mentre pulsano furgoni e camion, il cielo è vasto, come non succede in altre zone. E poi c’è l’argine. In Giappone gli argini dei fiumi rappresentano una zona franca, un regalo spaziale per chiunque voglia fare attività che darebbero fastidio ai vicini. L’argine è punteggiato da campi di baseball, calcio, minigolf ed è a disposizione di chiunque voglia fare una corsetta a piedi o in bicicletta.
La zona di Tokyo in cui si trova è molto popolare, dalle case si affacciano i futon messi ad asciugare, e quando passo ho l’impressione che alcuni mi guardino come la gente di un piccolo villaggio guarda lo straniero di passaggio. Ci sono capannoni industriali, officine meccaniche, benzinai, cementifici, non c’è niente di lucido, luminoso o nuovo, a parte qualche complesso residenziale fatto di palazzoni.

Fra qualche giorno comincia la golden week, la vacanza primaverile in cui il Giappone si ferma, normalmente, ma pare che quest’anno non ci sia molta voglia di viaggi, in giro. Per quanto mi riguarda, cercherò di godermi tutta la primavera che questa città saprà darmi.

Ss Pasqua di Risurrezione di N. S.

25 Apr

Questo filo.

C’è una sola a cui mi fa pensare: Pasqua. Uovo di Pasqua. Credo che la ditta che li produce li venda solo a quelli che poi ci legano la carta abbagliante delle uova di cioccolato.
Qui non c’è, non si festeggia, e negli ultimi anni mi sono ritrovato settimane dopo a pensare: “Ma è già passata Pasqua?” Anche per il fatto che non è mai lo stesso giorno.
Invece quest’anno.
Ho voluto celebrare, sentirmi io ordine con il ritmo dell’anno, e anche se non sono cristiano, ho fatto una cosa sorprendente anche per me: da venerdì santo ho interrotto il consumo di carne. Certo, solo due giorni, ma è stata una piccola privazione che mi ha fatto rendere conto di quanta carne mi cibo normalmente.
Ho trovato l’agnello, in un supermercato di una zona di Tokyo in cui non vado mai. Ne ho comprati chili, che sono finiti sulla griglia, nella pentola con i piselli, e in forno con le patate.
E’ strano come queste ricorrenze prendano subito un sapore da lacreme napulitane, quando si è emigranti all’estero, ma che ci vuoi fare? L’unica cosa che anche volendo non posso ricreare è la pasquetta nei prati con grigliate violente e interminabili partite di pallone a seguire.

quarantacinque minuti di malessere

22 Apr

Ho trovato questo video di NatGeo che mi ha provocato una discreta angoscia. Non ve lo consiglio. Mi ha riportato ai giorni in cui la paura sembrava ingoiarsi tutto, poi come se non bastasse, appena ho finito di vederlo ieri sera è arrivata una scossa piuttosto forte con epicentro a Chiba, vicinissimo a Tokyo.

Se nonostante tutto decidete di guardare questo video e vi interessa il mio parere di testimone ancorché decentrato rispetto alla vera tragedia, eccolo:
Non credo fosse necessario aggiungere la musica, cercare l’effetto film horror mi sembra fuori luogo.
Si vedono parecchi americani, avrei preferito sentire più impressioni dei giapponesi, ma questo forse dipende dal mio gusto personale.

TOKYO: in piazza contro il nucleare

21 Apr

Domenica scorsa a Tokyo c’è stata una manifestazione contro le centrali atomiche, di quelle che passano per la piazza e intralciano la vita normale della città, colorandola.
L’obiettivo dei circa 1500 manifestanti era dare voce alle verdure, tutto il movimento aveva una vocazione spiccatamente agronomica: broccoli sì, radiazioni no.
Il concentramento è alle 14:00 al parco Jingu dori, visto che nella zona solitamente usata dai manifestanti per raccogliersi adesso stanno facendo un parco che non si sa bene cosa diventerà. Alle 15:00 parte il corteo che urlando slogan contro le centrali nucleari e a favore di ortaggi, latte, riso e pesce sani passa anche davanti allo showroom della TEPCO, controllato da legioni di poliziotti. Ci sono famiglie, giovani, anziani e anche un bonzo.
Alle 16:00 tutto è già finito, continuano le musiche e i festeggiamenti nel piccolissimo parco, ma non si può rimanere assembrati troppo tempo, a Tokyo, evidentemente. La manifestazione è dichiarata conclusa e i partecipanti si fondono alla folla domenicale di Shibuya e Harajuku.

Mi scuso per il fastidiosissimo watermark.

Göbbels, forse, tutti i torti non li aveva

20 Apr

Dalla sera del terremoto gli inserzionisti televisivi hanno bloccato tutte le pubblicità, non sarebbe stato molto utile per l’immagine di un marchio  reclamizzarlo cinicamente durante un’emergenza di quella portata. Sì, ma negli intervalli delle dirette dagli studi e degli inviati cosa far passare? Le pubblicità progresso hanno tappato i buchi per settimane. Ce ne sono quattro o cinque che ci hanno martellato, ma questa è la più accattivante.

Usando dei giochi di parole propugna il messaggio che usando spesso le espressioni di saluto, di ringraziamento e in generale la cortesia, è più facile fare nuovi amici.
 Non c’è giapponese che nell’ultimo mese non abbia visto questo spot almeno un centinaio di volte, esce letteralmente dalle orecchie di chiunque, anche perché ha continuato ad andare in onda anche dopo che le pubblicità di prodotti sono tornate ad affollare i programmi televisivi.
 Ora uno si aspetterebbe che questa imposizione avesse sfinito tutti, che tutti ormai odiassimo a morte la pubblicità progresso e a questo punto anche la cortesia in generale e quelle maledettissime espressioni gentili corredate da animaletti odiosi che ne sono evocati tramite un gioco di parole. 
Invece no. Almeno, non sempre.

Una parte considerevole di pubblico ormai ne è schiava, ne ha bisogno. In giro si sentono usare gli stessi giochi di parole, e a volte sento addirittura cantare il motivetto, soprattutto quando la gente beve e perde i freni inibitori. 
Come è possibile che somministrando a forza una qualsiasi cosa poi le persone ci si abituino e comincino a volerne appena questa gli viene tolta? Non ho mai studiato questi meccanismi, ma ho il sospetto che la pubblicità, quasi senza eccezioni, faccia leva su questo istinto umano del loop, di un sentimento di tranquillità mantenuto dalla ripetizione di alcune formule.
 Tutto questo mi ha fatto paura, anche perché io stesso, a volte, canticchio la canzone inconsciamente e lo stesso fatto che ne stia parlando qui sul mio blog vorrà pur dire qualcosa.

Gentilezza e altre prove di forza

19 Apr

Con le radiazioni non si sa bene quando sarà finita, ma per l’aria e l’acqua forse si può provare a stare tranquilli, ormai. Le verdure, invece, mi preoccupano. Nei supermercati si trovano lattuga, spinaci e altri ortaggi a prezzi bassissimi: quasi italiani. Poi a vedere bene vengono spesso da zone del nord: è il caso di approfittare della paura generalizzata per fare degli affari o forse il fatto che nessuno le vuole è giustificato? Fidarsi o no? Io faccio un po’ e un po’. Il lato buono è che guardando la provenienza delle verdure bisogna imparare a leggere i nomi di posti che non conoscevo e il vocabolario si amplia facendo di necessità virtute.

L’altro giorno sono andato al lavoro e per me c’erano dei CD che aveva lasciato un signore conosciuto per caso poco dopo il terremoto, in un pomeriggio di sakura in fiore. Ero al lavoro e questa coppia sui settant’anni, in un momento di pausa durante una passeggiata, mi guarda e mi chiede “Non sei scappato dal Giappone, tu?”. Cominciamo a chiacchierare e il marito mi confida di essere un melomane impenitente, che segue tutte le rappresentazioni che può, da quando era piccolo. Parliamo delle relative preferenze in fatto di cantanti, compositori, esecuzioni, e mi dice di aver seguito le esibizioni di Mario Del Monaco quando è venuto a Tokyo. Se voglio lui ha delle registrazioni rare del 1959 con appunto Del Monaco, Ferruccio Tagliavini e Renata Tebaldi, di quando sono venuti a esibirsi a Tokyo, le voglio? Le voglio. Nella busta trovo due CD, un DVD e una lettera che dice che trovare una persona che ama l’opera è una cosa che riempie di felicità. Mi è venuto da pensare che gentilezza e felicità sono due cose che a veder bene vanno d’accordo.

Di passaggio a Ichigaya

16 Apr

I sabati di aprile a Tokyo sono troppo belli per non goderseli in sella a un veicolo a due ruote, scorrazzando nel sole e negli ultimi petali volanti.
Sono in vespa, fermo a un semaforo e sul telefonino arriva l’avviso dell’agenzia meteorologica che avverte di un terremoto aggressivo, epicentro a Tochigi. Sento il terreno che vibra, e vedo la luce rossa che ondeggia, ma non mi sembra così potente, invece pare che sia stato forte. E’ difficile paragonare la forza dei terremoti se non li percepisci nello stesso posto.
Poi vedo un amico con cui organizzo le gite scolastiche a Tokyo di ragazzi delle medie da altre città del Giappone. Di solito gustano un pranzo italiano e parliamo loro dell’Italia. Tutte le visite di aprile sono state cancellate, pare che alcune scuole si trovassero in cittadine che sono state cancellate dallo tsunami. Mi sono sentito tristissimo.
Poi torno a casa, noto che alcuni oggetti non sono esattamente come li avevo lasciati.
Adesso sono le venti e venti, oggi ci sono stati 19 terremoti, finora. Una giornata ordinaria qui a Tokyo, e adesso non resta altro che guardare alla televisione un programma che parla di ristoranti in edifici vecchi ma in cui si mangia bene.

Nuovamente venerdì

15 Apr

Poi quando arriva una giornata così, tiepida come se fosse primavera inoltrata, tutto sembra bellissimo, mentre ti sposti usando i treni, guardi la gente, le ragazze che sono carinissime, ascolti in cuffia Shostakovich, le sonate per pianoforte o le variazioni su un tema di Glinka, nel sole. Mi pare che il risparmio energetico sia diventato un po’ lasco in alcune cose, come ad esempio i distributori automatici, la frequenza dei treni o le insegne dei negozi, ma poi oggi le carrozze della linea Yamanote erano completamente al buio, per fortuna che a Tokyo non esiste il mestiere di borseggiatore.

La stagione dei ciliegi in fiore è formalmente finita, e si è portata via oltre ai petali rosa anche quel residuo di freddino invernale che la contraddistingue. Ho sentito che degli attori di kyogen (un’antica arte teatrale giapponese) sono andati a fare degli spettacoli nelle scuole elementari del Tohoku per confortare gli sfollati. A parte un dubbio lecito che mi è venuto sull’effettivo apprezzamento che i bambini possano nutrire per degli spettacoli tanto ostici, ho pensato che mi piacerebbe poter andare ad aiutare le vittime del disastro. Nella pratica, però, non è fattibile. Purtroppo concedersi un periodo della vita per dedicarsi al volontariato non rientra nelle possibilità di un lavoratore precario quale io sono. Ho notato che mano a mano che la paura per me stesso diminuisce, aumenta un sottile senso di inadeguatezza; non dirò colpa perché non mi piace come parola.

“THE” Hanami

14 Apr

Domenica sono andato a fare il pic-nic sotto i ciliegi in fiore al parco di Ueno. E’ stato bellissimo, come sempre: l’atmosfera del il posto e la visione dei petali sotto cui tutti si godono l’incipiente primavera mi hanno rimesso al mondo. Per gli abitanti di Tokyo, soprattutto nella zona est, Ueno semplicemente è lo hanami. La domenica in mezzo alla fioritura c’è gente che ha dormito sul posto per tenere la posizione, poi arrivano eserciti di visitatori, menestrelli che suonano a pagamento, maghi prestidigitatori che girano tra i gruppi di festeggianti per fare i trucchi e racimolare qualche spicciolo, politici che si fanno pubblicità (qualche anno fa è venuto “doctor” Nakamatsu, il sedicente inventore del floppy disc e di altri brevetti meno utili. Lo stesso che si era proposto come sindaco quest’anno).
Domenica c’erano vari operatori televisivi che facevano interviste alla gente chiedendo se non si sentissero in colpa a festeggiare lo hanami nonostante la tragedia dello tsunami. Forse perché la nostra combriccola aveva il cibo più buono di tutti (un mio amico aveva portato il fornello e abbiamo mangiato Oden fatto in casa), forse perché non c’erano altri occidentali in tutto il parco, mi hanno intervistato per il canale 6.
Io ho detto che non si può pensare di stare in lutto per sempre, tutti noi siamo stressati, affaticati, desiderosi di evasione e di una riconciliazione con la natura. L’intervistatore mi ha chiesto se non fosse il caso di ricominciare anche a spendere, visto che facendo circolare il denaro si aiuta l’economia. Ecco, qui ho lasciato da parte la diplomazia che la lingua giapponese porta naturalmente in sé e gli ho detto che secondo me bisognerebbe pensare piuttosto a riformulare il rapporto con l’energia che abbiamo avuto finora. Altroché buttare altri soldi. Spero proprio che questa visione, residuato degli anni ’80 della bolla, sia presto riconosciuta come inattuale, ma non vedo bei segnali in giro.
Poi però mi sono scordato di guardare il programma la sera e magari salta fuori che con un abile montaggio mi hanno fatto dire che dobbiamo spendere per far rinascere il Giappone, che è la stessa tesi che mi illustravano le Kyabajyo (accompagnatrici notturne) del telone vicino al nostro con cui ho fatto amicizia.