In Giappone fare il bagno è un’abitudine irrinunciabile. Non ha quasi niente a che vedere con il lavarsi: immergersi nell’acqua calda, specie a fine giornata, è un momento per rilassarsi, scaldare il corpo, prepararsi al sonno, meditare o anche stare con la famiglia.
Ne parlavo con altri occidentali qualche giorno fa, e la questione era l’abitudine di un padre che ogni sera si immerge nell’acqua bollente con figlio di 4 anni e figlia di 7. Dopo una giornata di lavoro, è un’occasione per stare insieme, chiacchierare, anche imparare a leggere, visto che ci sono delle lavagnette impermeabili con cui studiare i caratteri. A me è sembrata una cosa molto carina, una quadretto familiare pieno di tenerezza. Ai miei amici, specie quelli anglosassoni, no. Alcuni hanno detto che chiamerebbero la polizia: un padre non può vedere la propria figlia nuda una volta che non è più neonata. Sono rimasto male: questo puritanesimo mi è parso quasi perverso. Evidentemente la mia concezione della nudità è più vicina a quella dei giapponesi che agli altri occidentali. Ma non credo che dipenda dalla mia permanenza qui: non ho mai provato vergogna a vedere o a farmi vedere nudo dai miei genitori o dagli amici.
È anche vero che in questo ogni famiglia ha le sue abitudini che sono private, ma mi sembra di poter dire che noi italiani, nonostante la concezione corporea del cattolicesimo, siamo rimasti abbastanza bilanciati nel rapporto con il corpo e la vergogna.
Però non ho la controprova, e per questo vorrei usare il blog. O voi che leggete, potreste scrivermi nei commenti la vostra posizione a riguardo?
Ringrazio
tutti quelli che hanno commentato. Mi pare di aver capito che in Italia la situazione è mista, frammentata e, cosa che apprezzo molto del nostro paese, piuttosto flessibile. Ho capito che il mio modo di sentire è abbastanza solidale al resto degli italiani, cosa di cui ogni tanto, abitando qui, dubito.