A Tokyo, ma forse non solo qui, c’è uno strano rapporto tra i sakura e i cimiteri: dove ci sono questi ultimi quasi certamente trovi i primi. Pensiero affettuoso verso i dipartiti? Non lo so. Comunque mi piace vedere che anche i più indaffarati salary man rallentano il loro trotterellare quando vedono i primi boccioli schiusi, li guardano quasi a bocca aperta, soddisfatti, consolati: anche quest’anno la natura non ha tradito l’uomo, nonostante tutto.
Il piacere per i ciliegi in fiore è un gusto acquisito. Appena arrivato in Giappone non me lo spiegavo, tutto sommato sono petali, dicevo. Invece adesso ne vado matto, mi piace aspettarli, guardarli, vedere come si dissolvono rapidamente. Che sia l’età? Di questo passo, arrivato verso la cinquantina passerò tutto l’anno nell’attesa malata di questi dieci giorni rosa di primavera.
Poco fa, guardando il telegiornale, per poco non mi veniva un colpo: dicevano che il sindaco di Tokyo, nel quadro della austerità a cui ci si deve attenere, ha disincentivato gli hanami (i picnic sotto i ciliegi in fiore, la mia ragione di vita per questo mese). Cioè, la notizia non è molto chiara, ma sembra che non ci saranno le illuminazioni serali e gli eventi di contorno. Capisco il risparmio energetico e la autoregolamentazione, ma penso che tutti abbiano diritto a una valvola di sfogo come la festa dei sakura, che poi per me si può fare sia di giorno che al buio come si è sempre fatta. E dai, Ishihara, rilassati un po’ anche tu, ti teniamo il posto sul telone blu.