Tornare al paese natìo serve anche a rinnovare l’amore per alcune cose che non hai frequentato per tanto tempo, loro sono sempre lì e anche se non ti stavano aspettando le vai a trovare. Nel mio caso si è trattato di tornare sulle montagne della Carnia. Sono partito dalla città in corriera e, arrivato ai piedi del monte, l’ho salito con un amico. La Carnia è una regione poco conosciuta e meravigliosa, dalla cultura antica, paziente e poco appariscente. Io frequentavo le sue valli e montagne quando ero adolescente, poi l’ho tralasciata per altre scoperte, ma adesso sono pronto a ritrovarla. Ed è come me la ricordavo. Saliamo per 1100 metri a piedi, arriviamo ai 2000 di altezza incontrando casere, stavoli, ruscelli, vacche e vitelli che ci guardano curiosi, poi vicino al passo che conduce in Austria c’è la nebbia, ci fermiamo in un rifugio per la notte, vicino a un laghetto alpino. Cala lo scuro, accendiamo il fuoco nel spoler, cuciniamo, beviamo la grappa e fuori si apre la notte più meravigliosa che uno di città possa godere: la luna e gli astri abbagliano le pareti di roccia davanti a noi, il cielo è uno schermo cinematografico che dà le vertigini, le vette, così vicine, sembrano volerci proteggere, minacciose. Torniamo a valle l’indomani, avvistata una marmotta, dopo un frico con la polenta carnica, ricca e tosta, nella casera a mezza costa dove la lingua carnica del casaro si acumina e avvicina i suoi suoni all’austriaco. Ciao montagne, ci si vede ancora, presto.