LA STORIA
Da sempre l’invasione militare e la brutalità sessuale sono un’unica cosa. Le truppe inviate a conquistare una terra fanno schiavi gli abitanti e merce sessuale le loro donne. Nel caso dell’invasione della Manciuria l’armata giapponese, molto pragmaticamente, sequestrò un grande numero di donne coreane e le portò con sé per farne schiave sessuali durante la conquista della Cina. Il termine scelto per indicare queste vittime si può tradurre con “donne di conforto” 慰安婦.
Dopo la guerra a queste donne non è mai stato permesso di tornare nei luoghi d’origine e le superstiti vivono ancora in Cina una vita emarginata e miserabile.
IL FOTOGRAFO
Ahn Se-hong, un fotografo della Corea del sud (ironia della sorte, il carattere del suo cognome è uguale a uno dei caratteri usati per “donne di conforto”), ha svolto un lavoro di ricerca fotografica sulle vite di queste vittime, e ha proposto le sue opere alla galleria Nikon di Shinjuku, Tokyo, che ha organizzato una mostra su questo tema programmata per questo mese.
GLI ESTREMISTI DI DESTRA
Ma a quanto pare in Giappone c’è chi si attribuisce il diritto di impedire la diffusione della verità storica per quello che è stata. Gli uyoku, estremisti di destra, hanno minacciato la galleria Nikon che prontamente ha disdetto la mostra, impaurita dal baccano che i nazionalisti avrebbero organizzato. Nel comunicato stampa della Nikon si fa presente che tra gli obiettivi della ditta non compare la diffusione di messaggi politici.
IL GIUDICE E L’EPILOGO
Dopo la querela di Ahn, il giudice giapponese ha decretato illegittima la sospensione della mostra. Oggi sono andato a vederla. Non ho mai visto delle foto in un’atmosfera più tesa: all’ingresso gli addetti controllano le borse, fanno passare sotto un metal detector, si è controllati da decine di uomini dello staff. È una situazione completamente irreale per un paese pacifico come il Giappone, non ho respirato quest’aria nemmeno alla prima del film Yasukuni. Nel sito web della Nikon non compare la mostra e a Shinjuku non ci sono poster, indicazioni chiare, nemmeno le solite cartoline promozionali in distribuzione.
L’impressione è che i responsabili della galleria abbiano fatto il possibile per barcamenarsi tra la sentenza e le ire dei mistificatori di destra, facendo credere a questi ultimi che la mostra non abbia avuto luogo.
La mia impressione finale è stata di scoramento.