Aggiornamenti:
I terremoti: domenica sono stato svegliato da un sisma a Chiba, e anche adesso mentre scrivo c’è stata una scossetta.
La Tepco ha ammesso recentemente che nei giorni dopo lo tsunami anche i reattori 2 e 3 potrebbero essere arrivati alla fusione. I controlli sulle verdure e sul latte rivelano che qua e là ci sono contaminazioni radioattive, adesso anche in alcune coltivazioni di te. Sebbene sia una brutta notizia, fa capire che i controlli sugli alimenti ci sono, e io cerco di prenderla dal lato positivo.
Sabato parteciperò a un talk show in televisione il cui tema sarà la vita degli stranieri in Giappone durante il disastro e la copertura mediatica nei rispettivi paesi. Per questo motivo, ho guardato alcuni spezzoni dei telegiornali italiani del periodo in questione, e ho notato molto chiaramente un aspetto che da un po’ di tempo mi colpisce, nel modo di pensare degli italiani; sia dei media che della gente comune.
La domanda principale che si fa è: “Ma i giapponesi credono al governo? si fanno abbindolare da tutte le bugie che gli raccontano?”
La mia risposta secca è: “no, tendenzialmente non ci credono”, ma quello che mi piacerebbe spiegare è che la questione non ha una grande rilevanza.
Mi sembra che per gli italiani, quando c’è un problema o una calamità, la prima preoccupazione sia quella di trovare le pecche di chi dovrebbe avere una responsabilità in merito. Non c’è niente di male nella critica, ovviamente, ma ho il sospetto che questa sia l’unico obiettivo a cui si dedicano tutte le energie. Come se dire: -Io ho smascherato il governo, il mio dovere di cittadino consapevole è finito!- lavasse via ogni altra responsabilità.
Il termometro della reazione dei giapponesi sarebbe dovuto essere, quindi, secondo gli italiani, la quantità di invettive contro il governo, i politici, la TEPCO e il potere in generale.
Invece no, qui non funziona così.
Nessuno, proprio nessuno ha creduto ciecamente ai comunicati, ma vista la situazione quasi tutti hanno pensato a cosa fosse giusto e possibile fare, nella pratica. Per questo da subito dopo il terremoto tutti hanno cominciato a risparmiare energia per aiutare, nel proprio piccolo, gli altri che ne avessero più bisogno.
Questa secondo me è una differenza fondamentale: mi sembra che gli italiani pensino che il proprio comportamento comunque non influisca nei grandi processi, anche se è nella realtà moltiplicato per milioni di individui. I giapponesi, invece, sanno che le cose sono generate e modificate dalla moltitudine che è fatta, alla fine, di persone come me, e che una mia scelta, se condivisa da milioni e milioni di persone, cambia il mondo più della decisione di un politico o di un dirigente.
Perché le persone che comandano sono, se ci pensiamo, pochissime e non così potenti.