Il suo nome si traduce con “luce del sole” ed è conosciuto per le foto fatte a Tokyo dopo i mostruosi raid aerei della seconda guerra mondiale. Probabilmente le sue sono state le uniche immagini che documentano quel disastro, visto che durante il conflitto era proibito ai civili far scattare l’otturatore. Ishikawa Kouyou era un poliziotto della questura di Tokyo, e visto che aveva aveva una Leica e sapeva come usarla, era diventato fotografo, l’unico autorizzato a ritrarre la guerra in città.
Fino al mese prossimo a Shinbashi c’è una mostra molto gustosa di Ishikawa Kouyou alla vecchia stazione di Shinbashi che, trasformata in un museo, già da sola varrebbe la visita.
Le foto raccolte sono bellissime e per lo più allegre: raccontano la vita quotidiana e l’umanità nell’era Showa. Si nota che a Kouyou san piaceva molto Ginza, la gente, i bambini e la vita, forse proprio perché dopo che ti hanno raso al suolo la città non hai voglia o tempo di deprimerti. In alcune foto si vedono pezzi della città che percorro quotidianamente, e in certi casi riconosco degli elementi urbani come un ponte o una stazione, altre volte Tokyo è cambiata troppo anche solo per fare dei paragoni. In ogni caso alcune scene sono commoventi, perché presentano la vita e la città così come erano, in un flusso fermo solo per caso nel fotogramma.
Penso di aver trovato una cosa che mi piace di alcuni fotografi giapponesi: lo spirito documentarista. Guardando la foto non si nota chi l’ha fatta, ma il fotografo si offre come occhio ausiliario di chi lì non è potuto esserci. E’ uno spirito altruistico, che impone la “creatività” il meno possibile e, appunto, documenta.
D’altra parte per scrivere la parola fotografia, in giapponese, bisogna usare il carattere che significa “realtà”.
← La stazione centrale di Tokyo: l’unico edificio rimasto quasi identico da allora.
Adesso è in ristrutturazione, quando sarà pronta arriverà ai tre piani che aveva nell’anteguerra.
Qui come arrivarci.