Vòlvere
Non è facilissimo tornare nella mia città adottiva dopo essere stato quasi due mesi nella mia città di nascita. Specialmente se ricomincia l’autunno, se la luce è assorbita dal cielo e non ne arriva quasi per niente sulla terra. Ci si mette del tempo a riabituarsi, pedalando tra le zaffate di salsa di soja zuccherata che esce dalle migliaia di cucine, tra i taxi e i milioni di semafori, rossi. Non è agevole ritornare a una densità umana che si allontana molto dall’ideale distanza tra esseri viventi non insetti, alla comodità di negozi aperti tutto il giorno, tutta la notte, ma in cui niente è veramente buono. Eppure sono qui, siamo qui, a ricominciare e ad creare delle cose nuove.

il cielo sopra Narita al mio arrivo
È strano sentirsi diverso e straniero, anche nelle situazioni più inaspettate:
torno a casa in vespa dal lavoro e a un semaforo un posto di blocco mi adocchia e mi ferma. I tre poliziotti mi accerchiano, il più veterano:
- sei straniero?
– sì, credo…
- ci fai vedere la patente? E poi, anche se credo che vada tutto bene, ti faremo un test all’alito per capire se hai bevuto
- sì. anche se sto tornando dal lavoro, non è che… insomma non faccio il sommelier.
- ah. Bella, la vespa. È antica?
- sssssì, abbastanza.
altra guardia, più giovane:
- ma che marca è ‘sto motorino?
Io
- Eh, Piaggio, è una casa italiana, fa la Vespa
il veterano:
- ma come! la vespa! non la conosci? dài, la vespa! (e poi rivolto a me) Ah, vedo che qui l’adesivo dell’assicurazione è scaduto. Ma tu hai sicuramente solo dimenticato di attaccare quello nuovo, vero? capita spesso, è solo una dimenticanza, dico bene?
- Ssssssssì…. (mentendo) infatti, ce l’ho a casa
- Bene. Allora tutto apposto, puoi andare
- Ma come, e il controllo dell’alcol?
- Noooo, dai, sei pulito, si vede. Anzi, fai aaaaaah (avvicina il naso al mio cavo orale)
- a
- Sì, sì, vai, ciao, grande, buona serata, guida piano.
Ecco. Un bentornato a Tokyo dalle guardie
Mi hai fatto ricordare Kahimi Karie nel lontano ’95 (Una Giapponese a Roma) 😀