Domenica sono andato a vedere il Bunraku al teatro nazionale di Tokyo. Si tratta di uno spettacolo in cui i personaggi sono rappresentati da marionette manovrate da tre persone contemporaneamente. È la forma teatrale che ho messo molto tempo a capire, perché non riesco a immedesimarmi in dei pupazzi; mi succede un po’ anche con i cartoni animati. L’altro giorno però ho capito molte cose che mi erano sfuggite: innanzitutto la parte principale dello spettacolo è la narrazione, fatta di voce e shamisen, uno strumento a corde. Il racconto è recitato dall’attore, mentre il musicista al suo fianco crea dei commenti musicali che adattano la linea melodica al sentimento dei personaggi. A pensarci bene una combinazione piuttosto moderna, che mi ha fatto pensare a Pierino e il lupo. Le bambole, che servono ad accentuare il racconto, sono ipertrofiche per quanto riguarda l’espressività dei movimenti. Grazie ad amicizie speciali, sono stato invitato nel camerino dei burattinai prima della rappresentazione e ho potuto toccare, manovrare, far recitare le bambole.
La storia è romanticissima: una coppia di amanti sfortunati decide che l’unico modo per ottenere la felicità è suicidarsi insieme, dopo essersi legati con un nastro di tessuto in modo da essere uniti per sempre. Suona truculento, ma è un finale classico nei drammi giapponesi e si chiama con un termine specifico shinjyuu.
Come i “vagabondi legati” in Dolls di Takeshi Kitano!
Non sapevo che il plot stesso del film riprendesse un topos del Bunraku.
T’invidio molto per aver potuto assistere a uno spettacolo che mi affascina moltissimo.
Oggi ho scoperto, grazie al Tg Leonardo, l’arte delle bambole meccaniche giapponesi.
Karakuri Ningyo è il loro nome, a quanto leggo dal sito del Museo d’Arte Orientale di Torino.
Sono in esposizione fino a domenica 18 dicembre, per chi volesse e potesse recarvisi.
Caro Flavio, conosci quest’arte? La trovo davvero meravigliosa, me ne sono innamorata.
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Ah. Che domande, allora!
Grazie! Credo che mollerò tutto, partirò per diventare un maestro di Karakuri Ningyo.